Luigi Sartori presidente della Sartorilegno srl di Fondo, azienda che costruisce imballaggi in legno
Sartorilegno è la più grande azienda produttrice di pallets del Trentino e tra le prime nel panorama nazionale. Per la produzione di pallet ed imballaggi industriali utilizza esclusivamente legno di qualità proveniente da foreste sostenibili certificate PEFC.
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Mi può parlare della sua azienda?
La nostra azienda produce pallet ed imballaggi in legno da più di 30 anni. La gamma dei prodotti conta oltre 300 modelli di imballaggio per tutte le esigenze, con una produzione annuale di 1.800.000 pezzi. La lavorazione parte dal tronco, acquistato in piedi o in catasta, viene tagliato e trasformato in tavole ed elementi in legno dai nostri due moderni impianti. La produzione giornaliera della segheria è di 180 mc di tavole, relativi a circa 270 mc di tondame.
Si arriva al prodotto finito tramite assemblaggio e chiodatura, realizzata tramite tre linee di produzione e un reparto di assemblaggio che contano insieme un totale di 40 addetti.
Il nostro fabbisogno annuale di tondame grezzo è di 70.000 mc di legno certificato, proveniente attualmente per circa il 40-50% dal Trentino. La restante parte proviene dalle regioni del nord d’Italia: Veneto, Lombardia o anche da Toscana e Liguria. Produciamo circa 8.000 mst di biomassa al mese, suddivisi in cippato, segatura e corteccia. Il cippato e la corteccia vengono destinati ad alimentare alcuni impianti di teleriscaldamento trentini e dell’Alto Adige; la segatura viene conferita ed utilizzata in parte quale lettiera nelle stalle dell’Emilia Romagna e della Lombardia e una parte viene destinata alla produzione di pellet da riscaldamento. Abbiamo un impianto di sterilizzazione ed essicazione dei pallet, con il quale trattiamo circa 600.000 pezzi all’anno in base alla normativa ISPM 15 FAO; possiamo inoltre effettuare trattamenti di essicazione per i clienti con particolari esigenze, ovvero di avere dei pallet asciutti e esenti da muffe, in particolare clienti che operano nel settore medicinale-farmaceutico ed alimentare. Questa esigenza si fa sempre più concreta ed importante e pertanto, se l’esigenza del mercato sarà questa, dovremmo raddoppiare le potenzialità con un'altra cella di sterilizzazione/essicazione. Questa è sicuramente un’opportunità per dare un valore aggiunto ai nostri pallet.
Il reperimento della materia prima quest’anno è stato problematico nella nostra provincia.
Quale è stata la vostra esperienza?
Il costo del legno ha sempre seguito giustamente la congiuntura economica. Da 2-3 anni a questa parte il costo del legno percorre una strada tutta sua, indipendente; acquistare il tronco è diventato particolarmente problematico, non solo per il prezzo.
Molte aziende austriache, a causa del forte rallentamento del taglio sul loro territorio e in Germania e del sensibile aumento della loro capacità produttiva, in questi ultimi anni si sono rivolte addirittura sul mercato italiano per reperire il legno tondo, causando un’impennata dei prezzi e la conseguente difficoltà per le ditte locali nel trovare materia prima.
Purtroppo in questa situazione le nostre aziende sono svantaggiate. La differenza sostanziale non è sul prezzo che loro stanno pagando, ma è nelle modalità di pagamento. Le aziende austriche hanno la possibilità ed il vantaggio di poter pagare nel breve, mediamente a 15 giorni dalla consegna, rispetto alle nostre aziende che pagano mediamente a 90 giorni. In Italia le imprese devono fare i conti con lunghi tempi di incasso, da 90 a 120 giorni, e con grossi rischi di insoluti e perdite del credito.
Inoltre gli austriaci sono anche molto concorrenziali nell’esportazione dei loro semilavorati che ci offrono a prezzi molto vantaggiosi. Non so proprio come riescano a fare … Penso che ricevano delle sovvenzioni statali. Non ci sono altre spiegazioni perchè i conti non tornano … non è questione di essere più o meno organizzati.
I prezzi di acquisto sono diventati insostenibili e non riusciamo a ricaricarli ai nostri clienti. Non riusciamo a far capire loro che i prezzi della materia prima sono aumentati e quindi i nostri margini di guadagno sono praticamente nulli. Se la situazione non cambia, chiudiamo tutti quanti e perdiamo anche questo ultimo settore importante della prima lavorazione del legno, che passerà in mano ad altri.
C’è bisogno di perseguire un nuovo progetto, un modo diverso di utilizzare questa nostra straordinaria risorsa che è il legno trentino. Bisogna rendere tutto il sistema più efficiente, più veloce, più economico. Non possiamo chiuderci dentro i nostro confini ma non possiamo nemmeno evitare il confronto: voglia o non voglia, dobbiamo confrontarci con un contesto internazionale che ha delle grandissime capacità organizzative e di marketing.
La strada per uscirne è quella della qualità, di distinguerci con dei prodotti di alta gamma, senza abbandonare il fattore concorrenziale ed economico.
Bisogna ripensare ed incentivare in questo senso tutta la filiera legno del Trentino.
Lei è anche Presidente della sua categoria nell’ambito dell’Associazione Artigiani.
Come è la situazione delle aziende che producono imballaggi in legno nella nostra provincia?
Ormai ci sono molte aziende che stanno lavorando in perdita. Cercano tuttavia di continuare per mantenere i posti di lavoro e anche perché oggi non ci sono alternative. Il mercato oggi è molto esigente: chiede servizio, qualità, velocità e competenza. Abbiamo in Trentino troppe aziende di piccole dimensioni, a carattere familiare, con limiti oggettivi. Oggi bisogna avere capacità imprenditoriali che trasformino la tua azienda in un’entità dinamica, flessibile, precisa che garantisca una buona qualità. Serve una buona conoscenza del mercato. Manca la volontà di fare rete tra aziende e c’è troppo individualismo. Si fa fatica a capire che è necessario cambiare mentalità.
Siete una delle aziende trentine che normalmente acquista sia legname allestito a strada che in piedi.
Quali considerazioni può fare rispetto a questi tipi di vendita?
Partecipiamo sia alle vendite di legname allestito a strada sia in piedi dai Comuni delle nostre valli. Vista la carenza negli ultimi anni di legname trentino, ci siamo rivolti a mercati extraregionali. Attualmente siamo riusciti ad avere una fornitura continua di legname dalla Toscana e dalla Lombardia.
Per quanto riguarda il mercato trentino devo fare alcuni appunti. Premetto che il sistema trentino del legno, se paragonato al resto d’Italia, è senz’altro molto più sviluppato e organizzato.
Basta pensare alle stesse imprese forestali che sono risultate essere le meglio preparate dal punto di vista tecnico e con i macchinari più all’avanguardia, tanto che anch’io, quando ho dei lotti da tagliare fuori provincia, preferisco chiamare una ditta trentina che mi effettui il taglio.
Anche il sistema delle vendite è migliore che nel resto del Paese.
Credo, però, che sia opportuno porre dei correttivi, ormai diventati indispensabili, per favorire il settore.
In effetti la nostra regione è la più boscata d’Italia e pertanto è indispensabile essere i primi della classe.
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È necessario che i comuni trentini (76% della proprietà forestale in Trentino è di enti pubblici) selezionino maggiormente il legname; non c’è più una differenza qualitativa tra legname di minore qualità adatto per l’imballaggio e legname di maggior pregio adatto per prodotti strutturali; bisogna favorire ed incentivare la selezione del legname. Attualmente noi imballaggisti ci troviamo nella situazione di tagliare legname qualitativamente troppo bello per fare pallet e questo è veramente antieconomico.
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I lotti di legname venduti per l’imballaggio sono costosi. La differenza di costo tra questo tipo di legname e quello da segheria è poca; ne consegue che, di fronte a prezzi troppo alti per il tondo, si preferisce a volte acquistare semilavorato di provenienza estera; il costo di questo legname dovrebbe essere più basso se vogliamo riuscire a far fronte alla concorrenza.
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Dobbiamo partire dal migliorare il sistema dei tagli boschivi. Innanzitutto vanno martellati lotti di maggiore dimensione, dai 500 mc minimi in su, perché altrimenti i costi per il taglio incidono troppo: ci sono costi fissi troppo alti. Dovrebbe esserci maggiore uniformità nei criteri di martellatura facendo attenzione anche alle zone più disagiate dove bisogna tagliare tutte le piante mature presenti. Bisogna pensare il taglio e l’esbosco anche e soprattutto sotto il profilo economico.
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I costi di misurazione sono diventati ormai insostenibili. Bisogna evitare di movimentare più volte i tronchi, dobbiamo evitate le doppie misurazioni, prima e dopo il taglio in piedi. È un sistema troppo dispendioso a scapito dell’efficienza. Andrebbero usati i sistemi di misurazione a stima o le misurazioni elettroniche. A noi interessa avere la materia prima in fretta; non possiamo permetterci di perdere tempo, non possiamo pagare i costi attuali per la misurazione che sono insostenibili.
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Dobbiamo migliorare il sistema delle vendite: bisogna incentivare la selezione del legno nelle varie classi, vanno standardizzati i bandi di gara, vanno uniformati i metodi di pagamento degli acconti e le vendite dovrebbero essere distribuite meglio all’interno dell’intero anno e non concentrate in autunno. Gli enti non dovrebbero approfittare troppo di questa situazione! Forse sarebbe meglio dare delle competenze sovracomunali, dovrebbe esserci un’unica regia che regolamenta il mercato del legno Trentino favorendo la filiera corta.
Dovrebbe essere fatta, infine, una politica di aiuto sul territorio, nel senso che noi segherie rappresentiamo la prima lavorazione del legno, siamo il primo dei tanti tasselli che costituiscono la filiera del legno in Trentino. Se noi andiamo in crisi, blocchiamo lo sviluppo dell’intera filiera e se il falegname non trova le tavole in Trentino allora le acquista all’estero.
Intervista condotta da Maria Cristina Tomasi